Ethereum
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Nel 2014, Bitcoin era un asset scambiato da ormai 5 anni ed aveva ottenuto l’attenzione del grande pubblico a seguito dell’incredibile movimento a rialzo che ebbe nel 2013, quando passò da 10$ a 1100$ per unità.
L’entusiasmo intorno a questo nuovo settore fu letteralmente esplosivo e portò alla creazione di idee, progetti e whitepapers per nuove criptovalute, alcune simili a Bitcoin, altre con strutture, idee e finalità completamente diverse. In quell’anno, Vitalik Buterin presentò il whitepaper di Ethereum: una blockchain pubblica che, oltre a dare la possibilità di trasferire valore, punta a fornire un’infrastruttura decentralizzata per l’esecuzione di smart contracts ed alimentata dalla criptovaluta ETH.
Risulta infatti importante tracciare una corretta distinzione tra le terminologie Ethereum ed ETH:
“Ethereum” è la blockchain, la rete sulla quale girano gli smart contracts ed avvengono le transazioni inviate dagli utenti
“ETH” è la cryptovaluta della blockchain Ethereum, nonchè l’unico modo per pagare le commissioni di transazione e quindi effettivamente utilizzare la blockchain.
Gli “smart contracts” sono un’innovativa forma contrattuale che permette a due o più soggetti di stipulare un qualsiasi contratto senza ricorrere ad intermediari (notai, banche, ecc.) e senza incontrarsi di persona. Tutto avviene in automatico, grazie a codici informatici che validano la formula contrattuale automaticamente, al verificarsi di determinate condizioni prestabilite dai contratti stessi. In questo modo si elimina la possibilità per una delle parti coinvolte di decidere arbitrariamente di non rispettare pagamenti e/o condizioni stabilite, ma anche la possibilità che enti centrali possano proibire o censurare contratti tra privati cittadini.
L’introduzione di questa innovazione è stata una pietra miliare fondamentale nel processo di digitalizzazione e decentralizzazione dell’economia e finanza iniziato da Bitcoin. Numerosi esperti informatici ed appassionati del settore negli anni hanno deciso di contribuire allo sviluppo di Ethereum, ma soprattutto “costruire” su di esso rilasciando smart contracts di svariato genere, consentendo alla blockchain di essere la più famosa ed utilizzata dopo Bitcoin.
Inizialmente lo sviluppo degli smart contracts era basato su NFTs ed altre funzionalità più “semplici”, tuttavia molto velocemente ha iniziato a traslare verso le prime applicazioni di quella che viene conosciuta come “”, ossia Decentralized Finance. Infatti, sul finire del 2017, venne lanciato il primo protocollo DeFi della storia: Maker.
Quest’ultimo permetteva di utilizzare l’asset ETH come collaterale per prendere in prestito DAI: una decentralizzata (cryptovaluta legata al valore del dollaro). Nel giro di pochi anni, con la continuo sviluppo e lancio di nuovi protocolli sempre più complessi ed innovativi, arriviamo all’estate del 2020, che viene ricordata nel settore come la “DeFi Summer” ovvero il momento di massima espansione nell’utilizzo e punto di svolta verso l’adozione: in pochi mesi il TVL (Total Value Locked) è passato da circa $600M ad un massimo di oltre $190B.
Tra il 2020 ed il 2021, parallelamente all’ascesa di Bitcoin fino a 69.000$, abbiamo assistito ad un susseguirsi di innovazione: svariati come Uniswap sono stati lanciati, consentendo agli utenti di scambiare crypto in modo decentralizzato e di guadagnare un rendimento sulla propria liquidità, numerose piattaforme di decentralizzate sono fiorite ed hanno introdotto la possibilità di utilizzare svariati crypto asset per ottenere prestiti a tassi vantaggiosi ed in pochi secondi, ma anche di fornire liquidità e ottenere un interesse dai prestiti erogati.
Altre DApps (Decentralized Applications), definite , si occupano invece di gestire il capitale degli utenti, applicando strategie dinamicamente su altri protocolli, per ottenere un interesse massimizzando il rendimento. L’assenza di regolamentazione in questo settore è stata senza dubbio una causa molto impattante nello sviluppo ed adozione di protocolli DeFi da parte dei cosiddetti early adopters, ovvero i primi utenti ad utilizzare i prodotti di finanza decentralizzata. Tuttavia, proprio a causa di una carenza di regolamentazione, non sono mancati casi di truffe più o meno conclamate ma anche furti di hacker professionisti, con ingenti perdite ricadute sulle spalle degli investitori.