Denaro forte
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Per comprendere l’utilità di Bitcoin, è necessario soffermarsi sulla distinzione tra denaro forte e denaro debole, valutandone accuratamente le implicazioni sociali ed economiche conosciute. Il denaro è una tecnologia che permette di risolvere un problema che persiste fin dalla comparsa dell’uomo: come trasmettere valore economico nel tempo e nello spazio. Il modo più semplice di trasmettere valore è lo scambio diretto di beni, meglio conosciuto come “baratto”, che può essere un sistema funzionale per economie ristrette.
Tuttavia, in economie più complesse, è inevitabile che sorga il problema della doppia coincidenza dei bisogni o desideri: ciò che si vuole acquistare è prodotto da chi non è interessato a ciò che si ha da vendere. L’unica soluzione che si ha a questa problematica è lo scambio indiretto: ovvero l’utilizzo di un bene che si accetta di buon grado come contropartita perché generalmente desiderato e quindi a sua volta riutilizzabile in scambi successivi.
In linea di massima, il denaro deve presentare diverse caratteristiche tra cui la fungibilità, durabilità, portabilità, divisibilità e soprattutto il ruolo di riserva di valore.
Per evitare che il denaro perda valore, è necessario che la quantità offerta non aumenti troppo drasticamente; la relativa difficoltà di produrre nuove unità monetarie determina quella che possiamo definire come l’inelasticità, o rigidità, del denaro; il bene denaro la cui offerta sia difficile da aumentare è quindi meglio noto come denaro forte (hard money), mentre quello la cui offerta è suscettibile di forti aumenti come denaro facile (easy money).
Possiamo comprendere il concetto di inelasticità del denaro attraverso la comprensione di due quantità distinte legate all’offerta di un bene:
Lo stock, o riserva, ovvero la quantità già esistente, costituita da tutto ciò che è stato prodotto nel passato, meno tutto ciò che è stato consumato o distrutto.
Il flow, o flusso, ovvero la nuova produzione misurata in un determinato intervallo di tempo.Il rapporto tra stock e flow è un indicatore affidabile del grado di inelasticità del denaro, quindi fondamentale per capire quanto un bene sia adatto a ricoprire il ruolo di denaro, data la sua propensione a fungere da riserva di valore.
Un basso rapporto tra stock e flow è tipico di un bene la cui offerta esistente può essere drasticamente aumentata, specialmente qualora cominci ad essere usato come riserva di valore; in tal caso l’elevato flusso in arrivo sul mercato avrebbe un forte impatto negativo sul suo prezzo. Di contro, più è alto il rapporto tra stock e flow, più è probabile che un bene mantenga il proprio valore e sia dunque più commerciabile nel tempo.
Poniamo che in un determinato luogo si scelga come riserva di valore un tipo di denaro forte, dunque un bene con un alto rapporto tra stock e flusso. Gli acquisti al fine di accumulo ne incrementerebbero la domanda, causando una crescita del prezzo che, a sua volta, incentiverebbe una maggior produzione di quel bene; essendo però il flusso molto basso rispetto all’offerta esistente, anche un marcato aumento della produzione difficilmente potrà avere forti ripercussioni sul prezzo. Al contrario, qualora si scelga un tipo di denaro facile, cioè un bene con un basso rapporto tra riserva e flusso, la nuova quantità prodotta sarebbe sicuramente tale da deprimerne il prezzo in maniera significativa. Infatti, i produttori, potendo incrementare facilmente le riserve esistenti, svilirebbero il potere d’acquisto del bene, espropriando la ricchezza di coloro che lo hanno scelto come veicolo per preservare i propri risparmi. Dunque, la civiltà umana per millenni ha scelto liberamente di conservare la propria ricchezza in oro per le sue proprietà chimiche e fisiche, ma anche per l’impossibilità di gonfiarne drasticamente il circolante e quindi svilirne il valore. Tuttavia, la Prima Guerra Mondiale ha segnato la fine dell’era del sistema monetario governato dal libero mercato ed introdusse l’epoca del denaro controllato dai governi nazionali. Il termine comune con cui viene indicato il denaro di stato è "fiat", termine latino che può essere tradotto con “sia fatto, creato, istituito”. In particolare, esistono due tipi di denaro fiat: uno che è garantito da un sottostante in oro, ed uno che non lo è affatto. In regime di gold standard, il denaro in circolazione viene garantito dal sottostante in metallo custodito nei caveau delle banche centrali; in questo caso si può ancora affermare che il “denaro è oro”, in quanto i governi sono vincolati e allo stesso tempo limitati nell’emissione di denaro proprio dalla relativa quantità di oro detenuta. Tuttavia, con l’introduzione della valuta fiat non più convertibile, i governi hanno tutta la libertà e il pieno potere di decidere la quantità di moneta da stampare e da mettere in circolazione.
Durante la Prima Guerra Mondiale, il governo USA sospese la convertibilità del dollaro in oro in modo da poter emettere nuova moneta e finanziare le spese militari, portando inevitabilmente alla Grande Depressione del ‘29. Convertibilità che fu poi ripresa solo all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, con gli accordi di Bretton Woods. Nel 1971, fu il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon ad interrompere definitivamente la convertibilità del dollaro in oro, proiettando il mondo nel sistema monetario inflazionistico che tutt’oggi viviamo, costellato di stimoli all’economia e continui Quantitative Easings che erodono giorno dopo giorno il potere di acquisto delle monete a corso legale, dunque i risparmi delle persone.