Stablecoins
Last updated
Last updated
All’inizio del loro percorso, le cryptovalute potevano essere scambiate solo ed esclusivamente tramite specifiche piattaforme di exchange: ognuna di queste operava individualmente gestendo un proprio orderbook, che non era in alcun modo connesso al resto dei mercati dove era scambiato lo stesso asset. Nel 2013, quando BTC superò per la prima volta la cifra di 1000$, vi era una forte pressione di acquisto sui vari exchange, generando talvolta discrepanze sul prezzo anche del 30%, spuntò quindi la necessità di trovare una soluzione al problema.
Nel mondo finanziario, la funzione di allineare i prezzi dello stesso asset in tutti i mercati di scambio è svolto dagli arbitraggisti: ovvero traders che in modo automatico o manuale vendono l’asset dove è più alto e comprano dove è più basso, generando profitto sulla differenza di prezzo e contribuendo alla sua stabilizzazione. Nel caso dell’arbitraggio del prezzo di BTC, spostare l’asset nei vari exchange per venderlo richiede solo pochi minuti per il trasferimento; mentre invece spostare dollari per acquistare, dato che richiede un bonifico bancario, può risultare molto più lungo e quindi del tutto inutile per operazioni di arbitraggio efficienti. Tanto è vero che durante i fine settimana, durante i giorni di chiusura delle banche, le discrepanze nel prezzo tra i vari exchange tendevano ad accentuarsi.
Nel 2014, grazie alla blockchain di Ethereum, la Tether Foundation lanciò USDT: ovvero la prima stablecoin collegata al dollaro, con lo scopo di risolvere il problema dell’arbitraggio. USDT è infatti un token ERC-20 che gira sulla blockchain Ethereum e presenta una struttura centralizzata, dove la Tether Foundation gestisce una riserva in dollari e garantisce la convertibilità in qualsiasi momento di 1 USDT per 1 Dollaro americano. Quindi, grazie alla sua natura di token e quindi altamente semplice e veloce da trasferire, USDT è diventato in breve tempo lo strumento preferito dagli arbitraggisti per effettuare operazioni estremamente efficienti, contribuendo alla minimizzazione delle discrepanze di prezzo tra i vari exchange ed ottenendo in cambio un profitto per il lavoro.
L’utilizzo di questi nuovi token non si esaurisce nelle operazioni di arbitraggio e possono essere impiegati per svariate altre finalità, come l’accumulo temporaneo di liquidità o il rendimento sul capitale derivato da servizi centralizzati o decentralizzati. Infatti, l’interesse nelle stablecoins ed il loro utilizzo da parte di traders ed investitori retail, ma anche istituzionali ha continuato a crescere. Con il passare degli anni, altre stablecoins centralizzate come USDT hanno iniziato ad emergere, ma anche numerosi altri progetti con meccanismi di funzionamento e collateralizzazione completamente nuovi.